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Idrocele

COS’È?

È la presenza di una sacca scrotale gonfia, a volte tesa, generalmente non dolente e ripiena di liquido.
Esistono due forme: idrocele congenito e idrocele reattivo.


COME SI RICONOSCE?

Nella maggior parte dei casi l’idrocele non comporta dolore, il bambino non si lamenta e il disturbo è rilevato dai genitori o dal medico.
Il rigonfiamento può essere presente sin dalla nascita o comparire improvvisamente, talvolta in seguito a malattie infettive o febbre. Una o entrambe le sacche scrotali possono apparire aumentate di volume, molli al tatto oppure molto tese e dure.
Le dimensioni dell’idrocele possono variare nell’arco della giornata: minori al mattino, in quanto la posizione sdraiata mantenuta durante il sonno permette al liquido di refluire nell’addome, e maggiori alla sera per effetto della forza di gravità. 

L’idrocele può dare i seguenti problemi:

  • compressione del testicolo da parte del liquido contenuto nella sacca scrotale, con conseguente alterazione del normale sviluppo del testicolo;
  • possibile evoluzione verso la formazione di un’ernia inguinale: un’ansa intestinale nel dotto peritoneo-vaginale, che può rimanere intrappolata all’interno del dotto stesso e strozzarsi. Ciò provoca intenso dolore, pianto inconsolabile, rigonfiamento ed arrossamento della regione inguinale.


PERCHÉ SI MANIFESTA?

È possibile distinguere due principali cause:

  • idrocele su base congenita: dovuto alla mancata chiusura del dotto peritoneo-vaginale con conseguente passaggio nello scroto del liquido normalmente presente in addome;

  • idrocele reattivo: in seguito a processi irritativi o traumatici a carico del testicolo, si ha una reazione infiammatoria che comporta la formazione reattiva di liquido intorno al testicolo.

Letteralmente idrocele significa “raccolta di liquido”.
Il testicolo nasce al di sotto del rene per poi scendere lungo la cavità addominale sino a raggiungere la regione inguinale. In seguito attraversa il canale inguinale e, al settimo mese di gravidanza, giunge nello scroto. Nel suo percorso il testicolo trascina con sé una guaina di tessuto (dotto peritoneo-vaginale) che forma un canale di comunicazione tra la cavità addominale e lo scroto.
Tale canale è destinato a chiudersi spontaneamente al momento della nascita o comunque entro il primo anno di vita.

IN CHI SI MANIFESTA?

L’idrocele su base congenita può manifestarsi:

  • alla nascita dove ne risultano affetti 5 bambini su 100 tra quelli nati a termine della gravidanza, e 16–25 su 100 tra i prematuri. Può risolversi spontaneamente entro il primo anno di età. Ad un anno di vita ne risulta affetto solo 1 bambino su 100;
  • nei primi anni di vita degli episodi infettivi o febbrili possono aumentare la quantità di liquido presente nella cavità addominale. Questo provoca un aumento della pressione all’interno dell’addome che può sforzare ed aprire un dotto peritoneo vaginale dalla chiusura precaria provocando così il passaggio del liquido nello scroto.

L’idrocele reattivo colpisce ragazzi in età adolescenziale od adulti a seguito della comparsa di flogosi dell’epididimo, testicolo, traumi ripetuti o tumore.


COME SI CURA?

Già dal primo anno di vita è possibile assistere a una risoluzione spontanea. Pertanto, nella maggior parte dei casi, si attende l’anno d’età prima di stabilire un eventuale intervento chirurgico correttivo.
In altri casi, invece, l’idrocele è molto voluminoso o associato a ernia inguinale, esponendo il paziente a rischio di complicanze. L’intervento correttivo è quindi indicato anche a un’età inferiore a un anno. 

Con idrocele su base congenita, l’intervento chirurgico ha l’obiettivo di chiudere il dotto peritoneo-vaginale rimasto aperto con conseguente rimozione del liquido presente intorno al testicolo. L’intervento è definitivo e risolutivo.
In caso di idrocele reattivo, l’intervento prevede la sola rimozione del liquido ed eversione della tonaca vaginale comune.